La Rep. Democratica del Congo è uno dei più grandi Stati al centro dell’Africa. Un territorio, grande circa otto volte l’Italia, attraversato dall’equatore. Un paese devastato da una sotterranea e continua guerra. La sua più grande povertà è la ricchezza del sottosuolo, richiamo continuo di capitalisti occidentali che ne sfruttano le potenzialità e lo impoveriscono in continuazione. Tre guerre negli anni ’90, molte epidemie, tra cui quella del virus Ebola, in cui hanno offerto la vita sei suore della Congregazione delle “Poverelle Missioni”. Nel nord e nell’est del Paese continui massacri e fuga della popolazione verso il sud, verso i quartieri periferici di Kinshasa, la capitale.
Una quotidianità carica di fatica: il lavoro è spesso retribuito con irregolarità o, in alcuni servizi, non retribuito.
L’inesistenza di uno stato di sicurezza sociale lascia la popolazione priva di ogni servizio, costretta a pagare ogni cosa: scuola, cure sanitarie, documenti, accertamenti.
IL CENTRO OSPEDALIERO DI KINGASANI
Le suore delle “Poverelle Missioni” gestiscono l’ospedale della Congregazione a Kingasani, uno dei quartieri più poveri e malfamati della periferia-est di Kinshasa, capitale del Congo, situato a circa 30 Km dal centro della città e a 5 Km dall’aeroporto internazionale.
DESCRIZIONE PROGETTO
Di fronte alla tragedia di migliaia di bambini in lista d’attesa per una trasfusione, le suore hanno lanciato un progetto di solidarietà chiamato “Gocce di vita”, che prevede l’offerta di un contributo di 12,00 euro (pari a 5.000 franchi congolesi), non possibile nella stragrande maggioranza dei casi, perché lo Stato non garantisce nulla e i malati debbono comprare ogni cosa, dai farmaci alle siringhe.
Le Poverelle, nel lanciare questa iniziativa, assicurano che l’ospedale di Kingasani è uno tra i più sicuri in assoluto a Kinshasa, tanto che la gente vi si riversa a fiumi, anche da località lontanissime, proprio perché è molto elevata la risposta positiva alle trasfusioni.
Le motivazioni patologiche principali della necessità continua di sangue sono le gravi anemie e la malaria. La malaria non rappresenta in Congo, una condizione di malattia, è una condizione di vita. La malaria colpisce i globuli rossi portandoli a rottura. Essa è quindi particolarmente pericolosa per i bambini e soprattutto per i più piccoli. Il centro trasfusionale è aperto 24 ore su 24, e soprattutto nei mesi di massimo caldo è preso d’assalto. Il sangue da trasfondere ai bambini viene tolto ai genitori (di solito la madre) anch’essi certamente anemici. Tutti questi costi sono a carico della Congregazione, poiché la condizione economica di una famiglia congolese si basa, nel migliore dei casi, solo sulla sussistenza.
Il vasto Stato africano, povero, anche se potenzialmente ricchissimo per le materie prime del sottosuolo, è da sempre tormentato da guerre e guerriglie, e non garantisce i servizi sanitari alla popolazione. La gente, stremata dalla miseria, è costretta a pagare tutto di tasca propria, anche il sangue delle trasfusioni. Così, porta i propri figli in ospedale quando le malattie sono in fase avanzata. Molti, nonostante denutrizione, anemia e debolezza fisica, si sottopongono gratuitamente a trasfusioni di sangue, pur di salvare i propri figli. Altri, in miseria, scappano appena trasfuso il sangue, ponendo a rischio la vita dei loro bambini.
È difficile spiegare a parole, per chi non ha mai visto con i propri occhi, un ospedale congolese: una piccola struttura in cui si può vivere con altre persone nel medesimo letto, condividere la medesima coperta tesa sul pavimento o nella tettoia fuori dalla stanza.
Quasi trenta bambini al giorno affollano la sala trasfusioni. Arrivano respirando a fatica, persi tra le braccia delle mamma, con gli occhi che guardano nel vuoto. Per loro, più che per altri, il sangue è vita concreta e immediata.
Quello di Kingasani è uno degli ospedali più sicuri e frequentati della Capitale, all’interno del quale è stato creato un funzionale e importante centro per trasfusione di sangue con emoteca graduata, laboratorio per analisi varie e test del sangue. Il sangue, prima di essere trasfuso, viene esaminato in laboratorio per eliminare quello contagiato da epatite o da AIDS. In Occidente questo è un fatto normale. Così non è nello Stato africano. La gente sa, per esperienza, che il sangue trasfuso viene controllato ed esaminato e che non conduce a problemi di incompatibilità o addirittura di morte.
OBIETTIVI:
L’iniziativa, di cui è responsabile suor Clelia Sudino, Suora della Poverelle e medico laboratorista nell’ospedale di Kingasani, si pone il duplice obiettivo di:
sostenere le attrezzature e i depositi della banca del sangue, al fine di fornire sangue qualitativamente apprezzabile a tutti i bambini che giungono in ospedale in condizioni critiche.
Permettere trasfusioni di sangue a basso costo ai bambini malarici in rischio di vita e con ematocrito vicino alla soglia di sopravvivenza, senza mezzi economici a disposizione.
UNA TRASFUSIONE AL CENTRO OSPEDALIERO DI KINGASANI COSTA CIRCA 12 EURO
Il costo non riguarda il sangue in sé ma la sacca sterile, gli esami di laboratorio ed i farmaci correlati
Come aderire all’iniziativa?
Per sostenere questa iniziativa potete inviare il vostro contributo all’associazione ONLUS “ Il Mantello”, via San Domenico (adiacente alla Chiesa di San Domenico) - 84080 Acquamela di Baronissi – SA
Utilizzando una delle seguenti modalità di versamento:
BONIFICO Bancario
BANCA POPOLARE DELL’EMILIA ROMAGNA
COORDINATA IBAN
IBAN: IT64S0538776080000000056262
oppure
Conto corrente postale n° 34534339
Indicando nella causale del versamento il nome del progetto
TUTTI I PROGETTI IN FAVORE DI ONLUS SONO FISCALMENTE DEDUCIBILI.
Ricordiamo, inoltre, che tutte le offerte effettuate con questa modalità sono detraibili dalla dichiarazione dei redditi, secondo le norme vigenti in quanto versati ad associazioni ONLUS (organizzazioni non lucrative di utilità sociale), e possono quindi essere dedotti dal vostro reddito in questo modo:
Secondo il Decreto lgs 460/97 e della successiva legge n.80/05 ogni donazione è fiscalmente deducibile dal reddito complessivo del soggetto erogatore nel limite del 10% del reddito complessivo dichiarato, e comunque nella misura massima di 70.000 euro annui; oppure è possibile detrarre dall’imposta lorda il 19% dell’importo donato fino ad un massimo di 2.065,83 euro (art. 15, comma I lettera i-bis del D.P.R. 917/86).
Per fruire dei benefici fiscali concessi dalla legge alle persone fisiche, è necessario conservare la relativa attestazione di donazione, ovvero la ricevuta di versamento nel caso di donazione con bollettino postale, l’estratto conto della banca in caso di bonifico e l’estratto conto della carta di credito emesso dalla società gestore.